Perchè ho deciso di inserire una rubrica sull’I Ching nel mio blog?
Perchè reputo “Il libro dei mutamenti” uno strumento importante per la riflessione e per comunicare con il nostro Sè superiore visto che – come già detto in un altro articolo – a mio avviso è il nostro Sè superiore a rispondere, cioè la nostra voce guida, il nostro daimon, quella parte di noi che sa perfettamente dove dobbiamo andare e cosa è meglio per noi.
L’I Ching è un libro che parla, e questo non lo dico solo io: mi è già capitato di sentire qualcuno dire “quel libro parla”; solo dopo aver iniziato a usarlo ho compreso che sì, è vero: parla veramente, perché va al di là dello spazio e del tempo e riesce quindi – avendo una visione globale – a darti il consiglio giusto (se lo sai usare, ovviamente). E anche quando i suoi consigli ti sembrano assurdi, ti assicuro che ci prende.
Ma in che modo l’I Ching può aiutarci nella consapevolezza? Facendoci vedere le cose da un altro punto di vista e offrendo soluzioni alternative a quelle che noi, razionalmente, avremmo valutato. I suoi consigli sono sempre improntatati sulla saggezza e ci permettono di focalizzarci sull’aspetto realmente importante della faccenda; inoltre offre delle strategie, cioè ti fa capire perfettamente che facendo determinate cose si ottiene un certo risultato.
Tutto questo avviene attraverso delle immagini e delle storie contenute nella descrizione degli esagrammi; esse lavorano nella nostra mente facendo venire a galla soluzioni, sensazioni o interpretazioni.
Da quando conosco – e uso – l’I Ching ho sviluppato con questo libro un rapporto di fiducia e di rispetto. Consultarlo, per me, è come andare da un counselor: ci si va se se ne sente il bisogno, e non per cose di poca importanza, e si presta attenzione a ciò che viene fuori nel dialogo. Ecco, con l’I Ching è la stessa cosa: per me consultare il libro è una sorta di autoriflessione, di autocounseling, e prendo molto sul serio le risposte che arrivano. Posso dire anche che, secondo me, più lo si usa con rispetto ed umiltà, più le risposte diventano chiare.
Credo che, essendo definito un oracolo, molti sottovalutino l’importanza di questo libro, pensando che vada usato per predire il futuro – cosa sbagliatissima perché è molto di più: come giustamente aveva colto anche Carl Gustav Jung (che ha curato l’introduzione dell’I Ching a cura di R. Wilhem), questo libro è uno strumento per conoscere se stessi in maniera – diciamo – olistica, perché ci fa capire in che rapporto stiamo noi, in un determinato momento, rispetto alle forze che ci circondano.
Ritengo quindi che questo libro vada assolutamente annoverato tra gli strumenti per la crescita personale e, soprattutto, per l’orientamento.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
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