Tutti, nella vita, ci siamo sentiti dire che siamo cambiati, oppure lo abbiamo detto a qualcuno.
Al di là del naturale cambiamento fisico e psichico, cioè della vera e propria evoluzione dell’individuo, quando una persona modifica il proprio carattere ci sono due motivazioni (o, per lo meno, io ne ho ravvisate due): o si è messa una sovrastruttura – cioè una difesa – o se l’è tolta. Entrambi i casi sono un tentativo di adattamento all’ambiente. Il cambiamento ha quindi a che vedere con l’adattamento.
Ora, il problema è che quasi sempre noi attribuiamo alla persona un carattere che non è realmente il suo. Anzi, neanche noi conosciamo pienamente noi stessi – a meno che non si faccia un lavoro molto lungo sulla propria ombra – e spesso trascorriamo tutta la nostra vita convinti di essere qualcun altro. Quindi, di fronte ai cambiamenti di carattere, spesso rimaniamo sbigottiti: diciamo, ad esempio, “non capisco, lui è cambiato”. Invece quella persona non è che è cambiata… semplicemente ti sta mostrando ciò che è realmente e che tu non avevi notato (e forse neanche lei). Oppure si sta difendendo da qualcosa.

In genere, quando si è bambini, per lo meno fino a prima di andare a scuola, ci si mostra al mondo per quello che si è, si mostra la propria natura, i propri impulsi. Se poi questo carattere non viene accettato, impariamo a difenderci scegliendo di mostrare solo ciò che ci dà un vantaggio (e mettendo tutto il resto nell’ombra, ombra che però continua a manifestarsi attraverso i sogni, le proiezioni, le negazioni, gli scatti di rabbia, le nevrosi, i desideri ecc.). Questo che si fa da bambini è il cambiamento attuato per difesa ma quasi nessuno se ne accorge più di tanto… perché è proprio il mondo circostante a richiederlo. Le fragilità non accettate o di cui ci si vergogna dovranno però in qualche modo essere compensate esagerando qualche altro lato della personalità, affinché ci sia una parvenza di equilibrio.

Dopo molti anni, quando quella gabbia in cui ci siamo rinchiusi da piccoli diventa troppo stretta, quando quelle esagerazioni con cui cercavamo di adattarci iniziano a farci stare male, arrivano i primi segnali che ci dicono, sia a noi che a chi ci circonda, che forse in realtà, sotto sotto, siamo ben altro. Ad esempio una persona “troppo buona” è sempre gentile con tutti, è servile, dice sempre di sì, vuole accontentare gli altri. Si direbbe che ha un carattere remissivo, in realtà è così solo in apparenza perché il carattere remissivo c’è, ma è una difesa: è quella difesa che si era creata da bambina per proteggersi da qualcosa (dalla paura di restare sola) e che si è cronicizzata. Il carattere vero di questa persona sta sotto.
Così, quando non avrà più bisogno di accontentare tutti, magari comincerà ad arrabbiarsi con chi le fa delle richieste e inizierà a pensare a se stessa, a tirare fuori il suo vero carattere… e allora si dirà che “è cambiata”… ma non è che è cambiata, è stata sempre così, solo che fino a quel momento non poteva manifestarlo perché si stava difendendo dalle sue paure. —> per approfondimenti leggi: CENTAURY: il fiore di Bach per chi è “troppo buono”

Stesso discorso quando si dice: “Tizio ha un carattere timido”. Beh, io credo che non esista il carattere timido, esiste la vergogna, la paura di esporsi, di manifestarsi al mondo perché si è insicuri e si ha paura di essere giudicati, ma nessuno, a mio avviso, può avere di natura un carattere timido… perché se poi questa persona apparentemente timida la metti in un contesto in cui si sente a suo agio non è più timida. Come mai?
Quindi: ciò che una persona manifesta, a qualsiasi età, ogni caratteristica che mostra, è sempre qualcosa che già c’era (per lo meno in potenza!) da prima, bisogna solo capire se quell’energia si sta manifestando in maniera positiva (cioè costruttiva, sana, perché l’individuo sta seguendo la sua natura) o negativa (cioè se è una difesa che reprime la vera indole del soggetto).
Ma nessuno potrà mai farvi diventare ciò che già – potenzialmente – non siete. Nessuno potrà tirare fuori da voi qualcosa che già non possedete.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
[Ultimo aggiornamento all’articolo: 14 febbraio 2021, ore 10:57]
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