Dice una citazione di A. Arsen’evic Tarkovskij: “In realtà, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico: ovunque vada, è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare.”
Eh già, è proprio così.
Si è scritto molto circa la differenza tra turista e viaggiatore: si è detto che la differenza è temporale, che uno usa la cartina e l’altro no, che uno guarda i monumenti e l’altro no ecc. Io credo invece, molto più semplicemente, che la differenza sia interiore: il viaggiatore è inquieto, perennemente in transizione, parte per cercare qualcosa che ancora non sa cos’è; non si mette in viaggio per visitare luoghi ma per visitare – attraverso quei luoghi – una parte di se stesso di cui sente il richiamo. Ecco, il richiamo credo sia un po’ la chiave di tutto: nel viaggiatore c’è un richiamo difficilmente spiegabile; lui sente solo che deve andare in quel posto, non sa perché. E ci va.
Nel turista invece è tutto pianificato perché l’obiettivo è diverso: il turista vuole solo vedere quei luoghi, e basta. Questo spiega anche perché i viaggiatori abbiano un maggiore spirito di adattamento e perché siano un po’ “allergici” all’uso delle cartine: il viaggiatore infatti usa la cartina solo per lo stretto necessario in quanto per lui la ricerca è importante, per lui perdersi è importante, per lui stupirsi all’improvviso è importante, inghiottire ogni tramonto è importante… e in ogni momento spera di trovare, o di ritrovare, quella parte di sé di cui sente una terribile nostalgia.
Tutto ciò appare in un primo momento molto romantico; il problema è che spesso la ricerca non si conclude (o sembra non concludersi) e non diventa mai veramente chiara… così poi questi viaggi, che apparentemente danno molta libertà, col passare del tempo rischiano di diventare una prigione interiore, se non sono accompagnati da un obiettivo concreto o da un percorso di consapevolezza.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
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Sono appena rientrata da una vacanza, che trae il suo spunto da due foto, inviatemi da un’amica un anno fa, era inizio luglio… Il paradiso della vista della Piana di Castelluccio di Norcia, colori, bellezza sullo sfondo di montagne e cielo in cui tutto aggiunge pennellate e valore alla meraviglia Rientro a casa sazia, paga, con certi arpeggi nel cuore, negli occhi, nel mio bagsio interno. Il mio impeto saturato dalla folgorazione di quelle immagini che mi avevano incantato mi ha portato a ritrovarmi in una meraviglia continua. Mi ha tu armonizzato cuore e mente, cambiato faccia, aperto a scambiare con persone e a rimettermi alla prova dopo anni di difficoltà e privazioni. Quei colori e le suggestioni mi hanno stupito, folgorato e chiamato. Incredibilmente stavolta non ho pianificato e ho attraversato suggestioni, atmosfere, nutrimento e sorrisi che mi hanno ristorato come vari comunicanti…. E anche fornito intuizioni… Bello poterlo condividere. E grazie per la riflessione del viaggiatore e del turista…
Salve Lucia,
grazie infinite per questa bellissima condivisione. Mentre leggevo immaginavo le emozioni che lei ha potuto provare in quel luogo splendido. A volte i viaggi sono magici: ci consentono di conoscere parti di noi, o anche di ri-trovarci, di ri-centrarci; credo che abbiano persino il potere di salvarci, di farci capire cosa per noi è davvero importante.
Le mando un caro saluto!