L’altro giorno riflettevo sulle varie sfumature del giudizio.
Riflettevo su come a volte le persone si parino il culo dietro la frase “non sto giudicando”, oppure “questo è un ambiente protetto dal giudizio” o – ancora – ti dicono che il loro è un lavoro in cui non si giudica… ma poi quando parli con queste persone, chissà perchè, a volte ti senti giudicato!
Ti è mai successo? A me sì!!
E sei scemo se ti senti giudicato?
No, non sei scemo né scema, e molto probabilmente non hai percepito male, è che il giudizio – sai – ha varie sfaccettature e non basta non giudicare a parole per far sì che l’altro non si senta giudicato!
Credo che le persone realmente non giudicanti siano poche e secondo me o sono persone da una grande apertura mentale o (e) sono persone che hanno avuto una vita difficile, e che hanno sviluppato quindi una certa sensibilità.
Posso dire che ho imparato abbastanza presto a riconoscere i finti open mind e ho capito che il giudizio può avere davvero tante sfumature.
E’ un argomento che mi sta molto a cuore e di cui ti parlerò ancora, ma soprattutto credo che chi lavora nella relazione d’aiuto debba fare molta attenzione a queste dinamiche!
Tu cosa ne pensi? Fammelo sapere! E se vuoi saperne di più su come la penso io ascolta l’episodio, oppure leggilo!
CLICCA QUI PER ASCOLTARE QUESTO ARTICOLO IN VERSIONE AUDIO SUL MIO CANALE PODCAST
Buonasera cari amici,
allora, faccio questo audio in questo pomeriggio del 20 maggio, ore 16:58, per parlarvi delle varie sfumature del giudizio.
Allora, ho pensato di parlare di questo argomento perché un po’ di tempo fa ho fatto una videochiamata con una persona con la quale praticamente stavo facendo un percorso e a un certo punto ho cominciato a sentirmi giudicata.
Ho cominciato a sentirmi giudicata non perché questa persona mi abbia giudicata a parole ma io percepivo proprio – da persona altamente sensibile quale sono – il suo giudizio e quindi ho pensato di fare questo audio sulle varie sfumature del giudizio perché soprattutto quando si lavora nella relazione d’aiuto si parla spesso di sospensione del giudizio, si parla spesso di essere non giudicanti e oggi tutti dicono di essere non giudicanti, tutti dicono di non giudicare l’altro e quando tu fai notare a qualcuno che questa persona ne ha giudicata un’altra subito ti dice “no no, io non ho giudicato nessuno” perché a nessuno piace essere giudicante…
però qual è il discorso? che una persona particolarmente sensibile si accorge di quando tu giudichi, di quando tu la giudichi anche se non giudichi a parole, infatti questo è quello che spesso non viene preso in considerazione: cioè il fatto che per giudicare una persona non è necessario giudicarla a parole, cioè non serve giudicarla a parole perché una persona può sentirsi giudicata anche da un’espressione facciale.
Cioè, se ad esempio io vado dallo psicologo – come mi è capitato tante volte, no? – a raccontare i cavoli miei non c’è bisogno che lo psicologo mi giudichi a parole, io me ne accorgo dalla faccia che fa che mi sta giudicando, da quando alza il sopracciglio, dal fatto che magari mi guarda con un’aria schifata o anche si capisce che una persona ti sta giudicando se questa persona ti comincia un po’ a rimproverare.
Ecco, il rimprovero è una cosa che mi sta proprio sulle palle – scusate la parola – è una cosa che mi sta proprio sulle palle perché comunque tu non sei nessuno, cioè tu da adulto non sei nessuno per giudicare un altro adulto, il rimprovero si fa ai bambini e spesso anche ai bambini il rimprovero… c’è un po’ un abuso del rimprovero ai bambini secondo me, ma questo è un po’ un altro discorso che magari farò un’altra volta. Quando tu ti senti rimproverato da un altro adulto, comunque quando vedi che un adulto ha con te un atteggiamento che non è alla pari (da adulto ad adulto), ecco, anche lì devi fare attenzione perché anche lì può esserci un giudizio (oppure una valutazione; se vuoi conoscere meglio la differenza tra giudizio, pregiudizio e valutazione clicca qui e leggi questo mio articolo).
Ecco, per tornare al discorso di prima, mi ero sentita un po’ rimproverata da questa persona e questa cosa mi ha dato talmente tanto fastidio che a un certo punto volevo quasi chiudere la videochiamata.
Penso che questi siano argomenti che – queste varie sfaccettature del giudizio – debbano essere presi molto in considerazione da chi lavora nella relazione d’aiuto perché se tu vuoi lavorare nella relazione d’aiuto devi saper fare questo lavoro in maniera sana, cioè non è sufficiente che tu sappia i tuoi argomenti, non è sufficiente che tu rispetti la privacy del tuo cliente (della persona che viene da te a farsi aiutare) ma quello che veramente conta è come tu ti poni, ti devi porre da adulto a adulto e veramente… non è che devi sospendere il giudizio, non lo devi proprio avere! Cioè, a te non te ne deve fregare niente se quella persona ha dei gusti che a te sembrano assurdi oppure, non so, mangia delle cose che tu non mangeresti mai, non te ne deve fregare niente perchè se te ne frega di queste cose vuol dire che tu nella relazione d’aiuto non ci puoi lavorare. Punto.
Quindi secondo me se una persona non ha fatto un certo lavoro su se stessa non dico che non può lavorare nella relazione d’aiuto (in realtà l’ho detto e lo penso ma qui ho cercato di ammorbidire un po’ la mia posizione), ci può lavorare ma non ci lavora benissimo perché comunque si percepisce dall’esterno questo giudizio che spesso trapela e lo dico perché comunque l’ho visto.
Addirittura quando avevo 19-20 anni andavo da una psicologa – anzi era una psicoterapeuta, secondo me la psicoterapia serviva a lei più che a me – questa addirittura mi urlava in faccia e quando le avevo detto che io volevo cambiare corso di laurea all’Università questa addirittura mi rimproverò dicendomi che quello che stavo facendo era uno scempio, cosa che uno psicologo psicoterapeuta non dovrebbe assolutamente dire; io se avessi voluto avrei potuto anche denunciarla e lei secondo me sarebbe stata anche radiata dall’albo perché tu non puoi dire certe cose a una persona altrimenti tu quel lavoro non lo puoi fare, però ecco…
quello era un caso di una persona che mi giudicò a parole ma ci sono anche persone che comunque, come ad esempio dicevo prima nell’esempio che avevo fatto all’inizio, dalla quale mi sono sentita giudicata semplicemente con uno sguardo.
Quindi mi raccomando: chi lavora nella relazione d’aiuto a mio avviso dovrebbe fare particolarmente attenzione soprattutto quando si ha a che fare con persone molto sensibili che percepiscono spesso dei sentimenti, delle sensazioni… le percepiscono così, proprio a pelle, anche tramite un video e questo spesso porta queste persone (che hanno bisogno di aiuto o comunque che vorrebbero, non so, una consulenza, un qualcosa) le porta a tirarsi indietro perché giustamente se io sono una persona sensibile e mi rivolgo a te per farmi aiutare ma mi sento giudicata da te anche se tu non mi giudichi a parole, io da te non ci ritorno.
E quindi poi non è che queste persone che non ritornano sono quelle che “eh, hanno la resistenza al cambiamento” oppure “non vuoi affrontare questo problema”, no col cazzo! Cioè, non è così. Una persona può anche decidere di non venire più da te perché tu l’hai fatta sentire giudicata, perché tu non le sei piaciuta, quindi basta anche con questa cosa di dare sempre la colpa agli altri, facciamoci anche un po’ un esame di coscienza e cerchiamo di capire quanto siamo realmente pronti a fare certi lavori e quanto lavoro dovremmo fare su noi stessi per poter dare un servizio buono agli altri.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
© Dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net). Tutti i diritti riservati. E’ severamente vietato riprodurre qualsiasi testo del blog altrove – anche modificando le parole – senza citare la fonte. —> Se non vuoi incorrere in sanzioni, vai a Come puoi usare i miei articoli. Verde speranza blog utilizza appositi programmi per trovare eventuali copie illecite dei contenuti di questo sito.
Episodio pubblicato sul mio canale Spreaker il 20 maggio 2022.
———————
Leggi anche:
Che differenza c’è tra giudizio, pregiudizio e valutazione personale?
Perché la chiarezza è un dovere