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La solitudine: fino a che punto fa davvero bene?

INTRODUZIONE. Oggi vorrei parlarti del senso di solitudine; sarà capitato anche a te di soffrirne – o forse no – comunque in questi due anni di covid, in cui la socializzazione è stata limitata, ti sarà capitato di sentirti sola/o.

Ecco, vedi, un po’ di tempo fa stavo parlando con un’amica di mia madre e ci siamo confrontate su questo argomento; dopo aver parlato con lei mi sono sorte un po’ di riflessioni. Credo infatti che la solitudine non sia sempre così benefica come dicono (si dice che per stare bene con gli altri bisogna prima stare bene con se stessi – e sono anche d’accordo – e che se ti senti solo hai paura di qualcosa, o hai una personalità dipendente – e su questo no, non sono d’accordo: non è sempre così).

Insomma, ci vogliono sempre forti e vincenti, sempre sul pezzo; in questo mondo che corre sempre così veloce sembra non esserci posto per la fragilità, per i nostri lati più umani e nemmeno per la solitudine e se ti senti sola/o sembra che tu sia malata/o.

Foto da Pixabay

Secondo me invece questo malessere non va sottovalutato, soprattutto quando si prolunga nel tempo, quando la solitudine diventa isolamento e separazione dal contesto, quando diventa una sofferenza che ti lacera il cuore perchè realmente non hai una vita sociale o non riesci a comunicare il tuo mondo interiore agli altri.

La solitudine può avere varie sfaccettature e la verità è che fa male.

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ARTICOLO (TRASCRIZIONE DELL’EPISODIO). Buonasera cari amici, allora, faccio questo episodio in maniera così, proprio molto sciolta – non me lo sono preparato – perché l’altro giorno praticamente parlavo con una mia amica – o meglio un’amica di mia madre – e stavamo parlando un po’ della solitudine, della sofferenza della solitudine ecc. ecc.

E niente, praticamente vorrei dire un po’ quello che penso io perché sentiamo spesso dire che è importante stare da soli con se stessi, che sono importanti i periodi di solitudine perché bisogna crescere, perché fanno crescere, perché non bisogna aggrapparsi agli altri.

Immagine di Darkmoon, da Pixabay

Allora, quello che voglio dire io è questo: bisogna capire che un conto è la solitudine, un conto è l’isolamento, nel senso che è giusto imparare a volersi bene, è giusto imparare a stare da soli, è giusto imparare a cavarsela da soli ed è giusto imparare a relazionarsi con gli altri in maniera sana, nel senso che dobbiamo sempre interagire con gli altri possibilmente scegliendoli, possibilmente scegliendo le persone e non appunto aggrapparci ad esse per delle cose che non abbiamo risolto.

Però, cioè, non è che dobbiamo isolarci dal mondo e non è che se abbiamo voglia di stare con qualcuno o a un certo punto soffriamo di solitudine vuol dire che siamo malati!, perchè oggi c’è un po’ questa idea – no? – che se tu soffri di solitudine vuol dire che non sai stare per conto tuo. Secondo me questa è un po’ una cavolata perché se una persona soffre di solitudine… evidentemente sta troppo tempo da sola!

Foto da Pixabay

Cioè, ci sono anche persone che soffrono di solitudine perché  hanno delle problematiche proprio a livello relazionale – nel senso che magari, ecco, non riescono ad interagire bene con gli altri e quindi hanno dei rapporti diciamo “di dipendenza” con le persone e quindi magari queste persone soffrono di solitudine perché hanno una dipendenza effettivamente verso le altre persone – ma ci sono anche persone che soffrono di solitudine perché veramente stanno troppo tempo da sole!

E quindi bisognerebbe secondo me anche sfatare un po’ questo falso mito secondo cui tu devi per forza stare da solo e se non stai bene con te stesso non stai bene con gli altri. No! Secondo me come sempre dipende dalla quantità di tempo con cui tu stai da solo, dipende molto dalle dosi, quindi come sempre bisogna un po’ diffidare da queste frasi fatte, da queste – diciamo – verità assolute, perché comunque il fatto che ci siano delle persone che vanno in cima a una montagna e si dedicano all’ascetismo non vuol dire che quello è un modello ideale, anzi secondo me gli asceti – scusatemi se dico una cosa che magari può dare fastidio – però secondo me gli asceti hanno fatto una scelta un po’ di comodo perché comunque se tu vai in cima a una montagna… e grazie! Vai in cima a una montagna: è facile raggiungere l’illuminazione standotene in cima a una montagna!

Ma la vera difficoltà è stare nel mondo reale e interagire tutti i giorni con le persone, cosa che appunto dovremmo fare, che secondo me siamo chiamati a fare ma che in alcuni momenti non riusciamo a fare e sono proprio quei momenti in cui alcune persone… soffrono di solitudine.

Foto di Pezibear, da Pixabay

Quindi ecco: dire che siccome gli asceti vanno in cima a una montagna e loro riescono a raggiungere l’ illuminazione stando in solitudine e perché lo fanno loro allora è una cosa ideale, no, secondo me è una cavolata: noi non siamo chiamati a fare gli asceti (a meno qualcuno non sia chiamato a farlo, abbia questa vocazione, ben venga, lo faccia) però non mi venite a dire che è un modello ideale perchè secondo me non lo è.

Quindi niente: questo volevo dire: che ci sono solitudini date appunto da una reale mancanza di contatto con gli altri e solitudini date effettivamente da relazioni che bisogna un pochino correggere però non mi venite a dire che la solitudine è sempre benefica perché comunque periodi prolungati di solitudine, periodi prolungati di mancanza di contatto con gli altri fanno veramente soffrire e secondo me non c’è niente di veramente spirituale, di veramente bello in questo; c’è solamente – appunto – da aiutare determinate persone a rientrare un po’ in contatto con gli altri.

Foto da Pixabay

In antropologia – io ho studiato antropologia – si sa benissimo che le persone riescono ad andare avanti stando in gruppo, che comunque le persone hanno bisogno di socializzare e lo abbiamo visto anche in questo periodo di covid quanto l’isolamento ci abbia fatto male quindi per favore facciamo attenzione alle cose che leggiamo, alle cose che sentiamo e cerchiamo sempre di ragionare con la testa nostra sulle cose che ci vengono dette.

Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)

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Tutte le foto sono state prese da Pixabay.

Episodio pubblicato sul mio canale Spreaker il 6 maggio 2022.

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DHYANA VERDE SPERANZA

Ciao, sono Dhyana e da piccola sognavo di cambiare il mondo ma tutti mi dicevano che non era possibile. Col passare del tempo ho capito che è vero: non è possibile, ma si può partire da se stessi, migliorarsi, crescere ed essere così di esempio - e di aiuto -anche agli altri.
In questo blog condivido con te quello che ho imparato, quello che ho vissuto e come io vedo il mondo!
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