“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada […] quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione. […] O forse la chiamata non è stata così vivida […] ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo. […] Retrospettivamente sentiamo che era la mano del destino. […] Lo scopo di solito non si presenta come una meta nettamente inquadrata bensì come un’urgenza indefinita, che turba, unita a un senso di indubbia importanza.”
-J. Hillman (Il codice dell’anima)
Quando lessi queste parole mi sentii – per la prima volta – profondamente compresa e avendo una storia di vita legata ai viaggi non ho potuto fare a meno di pensare alla magia del mio luogo del cuore e al mio strano bisogno di tornare molte volte lì, pur non sapendo bene, all’inizio, il motivo.
Il punto è che l’anima sa molte cose prima di noi, prima che le possiamo razionalizzare. Noi non capiamo il perché ma l’anima sa. E più l’anima insiste, più quel mistero diventa fitto ed importante… tu ti struggi, tu ti tormenti perchè ancora non sai “cosa devi andare a fare” ma senti anche che non puoi sottrarti, che è lì, proprio lì, che prima o poi dovrai andare. O dovrai tornare.
Sentire la magia è qualcosa di così raro e di così speciale che quando ti capita di sentirla, e di sentirla ripetutamente in un luogo, all’improvviso tutto cambia. La tua vita non può essere più la stessa, sei segnato, sei come “condannato”. Perché anche se cercherai di “ribellarti” scegliendo una via meno rischiosa, per tutto il resto dei tuoi giorni la tua testa sarà lì e diventerà come un’ossessione, una “chiamata” – quella chiamata – a cui dovrai rispondere. E allora ti accorgi anche che ti sale una forza dal cuore e tu sconfiggeresti tutti i draghi per tornare lì. Anche se ti sembra strano che tutti questi turbamenti ti vengano “per un luogo.”
Un luogo che però tu ami come se fosse una persona.
“Un analogo senso del destino, anche se meno improvviso e meno ardente, e un’analoga devozione possono caratterizzare l’innamoramento per un luogo e addirittura per un lavoro, oltre che per una persona. Non riusciamo a lasciarlo, dobbiamo rimanerci finché l’esperienza non è chiusa e celebriamo riti devozionali per tenerlo vivo. Si crea lo stesso incantesimo, mi viene la stessa sensazione di poter vivere con te per tutta la vita. […] L’amore romantico più di tutti riverbera del senso dell’eterno […] Si affrontano rischi pazzeschi.”
-J. Hillman (Il codice dell’anima)
E’ vero, si affrontano rischi pazzeschi… perché tu lo sai – dentro di te lo sai – che quel posto è investito di senso. Un senso che tu hai trovato solo lì.
Personalmente solo dopo molto tempo (dopo più di 10 anni), dopo molta sofferenza e parecchi viaggi ripetuti sono riuscita a trovare il senso… e una cosa l’ho capita: finché senti che un’esperienza non si è conclusa significa che effettivamente c’è ancora qualcosa per te, qualcosa lì, che deve accadere e che fa parte della tua storia personale.
ESAGRAMMA I CHING COLLEGATO: n. 56, Il viandante
FIORE DI BACH COLLEGATO: Wild oat
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
[Ultimo aggiornamento dell’articolo: 5 marzo 2022]
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