A un certo punto della vita, soprattutto intorno ai 30 anni, le persone – sempre più spesso – iniziano a sentire un senso di disagio, che può sfociare in una vera e propria depressione o male di vivere, perché non ci si riconosce nella vita che si svolge. Ci si guarda intorno e si pensa “però… tutto sommato in questo luogo non mi ci vedo”, “con questa persona non ci sto più bene”, “con questi amici non ho più nulla da dire”, “questo lavoro non mi soddisfa più”… e si inizia a sentire quasi un senso di nostalgia, che altro non è se non la nostalgia verso la parte di se stessi che si è persa.
Si parla tanto di realizzazione, ma cosa significa realizzarsi?
Realizzarsi significa:
– utilizzare le proprie potenzialità all’interno di un’attività (meglio ancora se è un lavoro retribuito) che ci piaccia e che magari possa essere, direttamente o indirettamente, di aiuto anche agli altri —> questo però implica l’aver fatto prima un lavoro di autoconoscenza, che non è così scontato! A volte abbiamo delle capacità e/o delle passioni che non abbiamo mai incontrato e che giacciono sepolte nel nostro inconscio.
– fare della propria vita ciò che si desidera nel profondo.
La realizzazione presuppone che si costruisca qualcosa di concreto nel tempo e porta la persona a riconoscere se stessa in quel progetto. Soprattutto, le persone realizzate sono positive, non invidiose, sono collaborative e consapevoli del proprio valore.
La realizzazione dovrebbe essere di tre tipi, cioè dovrebbe applicarsi in tre ambiti:
– professionale
– sociale (avere una rete di amici con i quali si può crescere culturalmente e spiritualmente)
– sentimentale (avere un compagno o una compagna con cui condividere un progetto comune e con cui crescere culturalmente e spiritualmente).
Per vivere abbastanza bene bisognerebbe realizzare almeno uno di questi settori (o almeno così dicono “gli esperti”).
Ora passiamo al secondo punto: perchè è importante realizzarsi o per lo meno iniziare un percorso per farlo? Perchè:
– è l’unico vero scopo della nostra vita;
– perchè realizzarsi, a mio avviso, è un dovere non solo per noi stessi ma anche per gli altri. E sai perchè? Perchè consente all’individuo di incanalare correttamente le sue energie, perciò chi non si realizza sta utilizzando male (o reprimendo) una grande fonte energetica. Col tempo queste persone diventano depresse oppure aggressive (o entrambe le cose, giacché nella depressione vi è sempre un po’ di aggressività) e fanno pesare agli altri la propria condizione prendendosela poi con il mondo intero. Quindi credo che realizzarsi sia una sorta di “dovere sociale”, sia come aiuto verso gli altri, sia in senso di aiuto verso se stessi, sia in senso di reale prevenzione del disagio psicologico.
E se non so cosa voglio fare nella vita come faccio?
Scoprirlo ha a che fare con il riconoscimento della propria missione di cui ho parlato anche nell’articolo Vocazione personale, questa sconosciuta… (quando non sai cosa fare della tua vita). Ad ogni modo ci sono vari modi per capirlo, innanzitutto cominciando a porsi alcune domande, ad esempio:
1) Cos’è che ti piaceva così tanto fare da bambino prima che il mondo esterno ti influenzasse con le sue aspettative?
2) Dell’ambiente familiare in cui sei nato cos’è che, nella tua infanzia, ti ha colpito di più? (una persona che nasce in un ambiente pieno di libri e se ne innamora precocemente forse dovrà fare qualcosa nell’ambito culturale; chi nasce a contatto con persone malate – e ne risente – può avere invece una maggiore probabilità a scoprire in sé una vocazione terapeutica).
3) Quali sono state le prime doti che il mondo esterno ti ha riconosciuto? (ad es. le maestre)
4) Qual è la dote per la quale le persone ti cercano più spesso?
5) Cos’è quella cosa per la quale hai speso (o spenderesti) molte energie anche gratis?
Le riposte prima o poi arrivano, lo posso garantire. E prima o poi arrivano anche i mezzi per iniziare a costruire la propria “barca”.
Bisogna poi capire se non si sa cosa si vuole perché non si ha alcun interesse o perché se ne hanno troppi: esistono infatti degli individui (quelli che Emilie Wapnick chiama multipotenziali, cito il link in fondo) che non riescono ad individuare una vocazione chiara perché in realtà, grazie alla moltitudine dei loro interessi e capacità, sono predisposti a creare professioni nuove ed originali e a dedicarsi a svariati ambiti. In realtà, come ho scritto anche nell’articolo sulla vocazione, io credo che anche loro, all’interno della rosa delle loro passioni, possano avere una vocazione che spicchi più delle altre ma sicuramente questi soggetti sono portati per professioni maggiormente creative.
Ad ogni modo, per tutti coloro che non riescono a trovare la propria strada, per chi si è allontanato dalla propria voce interiore, per chi sente di avere una grande missione ma non se la ricorda, la floriterapia mette a disposizione il fiore di Bach Wild oat (avena selvatica).
WILD OAT: IL FIORE DELLA VOCAZIONE
Wild oat appartiene al gruppo incertezza giacché il tipo in questione non è sicuro di ciò che vuole, o meglio proprio non lo sa; il secondo gruppo di cui fa parte è quello dei sette aiuti.
La persona in stato Wild oat disarmonico è così descritta da E. Bach nel suo libro I 12 guaritori e altri rimedi:
“Per chi coltiva l’ambizione di fare cose importanti, è teso verso le esperienze nuove, si interessa di tutto, intende vivere appieno la propria vita. Il problema di costoro consiste nel non sapere in cosa concentrare le energie: anche se hanno grandi ambizioni non c’è una cosa che li appassiona più di altre e ciò può causare perdite di tempo e frustrazioni.”
Si evince già da queste parole che le persone che hanno bisogno di Wild oat sono perennemente insoddisfatte, si sentono non realizzate, non trovano il loro posto nel mondo e, soprattutto dopo la seconda metà della vita, soffrono moltissimo per questo senso di disorientamento.
Si tratta generalmente di soggetti che apprendono facilmente, che si applicano in ciò che piace loro ma poi sentono che “non è questo ciò che voglio, vorrei di più” e quindi iniziano un’altra attività o si perdono in ambienti che non sono alla loro altezza. Ma l’altra attività non è iniziata per dispersione bensì proprio perché non si è riconosciuta, in quella precedente, la propria vocazione.
Leggiamo nel libro della Scheffer Terapia con i fiori di Bach che i tipi Wild oat:
“non vogliono seguire la corrente ma guidare la nave della vita con la loro mano. Però non sanno ancora il nome del porto d’arrivo. […] avvertono come se non fossero mai in grado di dire sì con tutto il cuore, né di fruire dei frutti delle loro fatiche. […] Mentalmente non si sposano mai, essendo sempre alla ricerca di un partner ideale.“
Tutte queste descrizioni, parlano, in realtà, del disorientamento tipico dei multipotenziali. Credo quindi che Wild oat sia particolarmente adatto per questa categoria di persone.
Non stupisce che molti Wild aot in stato disarmonico viaggino, o comunque cerchino il loro posto nel mondo in un luogo lontano, spesso però senza trovare – neanche lì – la loro pace, restando poi prigionieri di un’apparente libertà (“A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo ma non quello che cerco” – M. de Montaigne).
Si può diventare Wild oat disarmonici a causa di un’educazione rigida in cui è stato tolto al bambino il suo potere decisionale; è comunque possibile che ci sia, sotto ad uno stato Wild oat, o in parallelo, uno stato di fretta eccessiva (Impatiens) e/o una tendenza a gettare troppo presto la spugna, fatto – quest’ultimo – che impedisce al soggetto di concretizzare i suoi progetti anche quando sono quelli giusti (con la scusa che “non gli interessano più”).
E’ probabile anche che ci sia un’inconscia paura di avere successo nella vita e che quindi si metta in atto un processo per autosabotarsi perché, ad esempio, ci si sente in colpa verso i genitori; credo però che sia molto importante stabilire se questa persona Wild aot è così perché non ha trovato realmente il suo interesse o se invece si tratta di un soggetto che si sta sforzando a vivere come la maggioranza, mentre invece potrebbe realizzarsi in un’attività creativa ed originale.
PREPARAZIONE DEL FIORE: metodo del sole;
GRUPPO 1: incertezza;
GRUPPO 2: fiori aiutanti.
ESAGRAMMA I CHING CORRELATO A WILD OAT: Il viandante (n.56)
DOVE PUOI ACQUISTARE WILD OAT?
Puoi chiederlo in farmacia (specificando se lo vuoi già diluito, cioè pronto per l’assunzione) oppure in negozi online come Macrolibrarsi dove puoi comprare:
–rimedio già diluito, pronto per l’assunzione (4 gocce sotto la lingua x 4 volte al giorno oppure aumentare le assunzioni se ne senti il bisogno; ricordati di tenere le gocce un po’ in bocca prima di deglutire)
–rimedio da diluire, utile per chi si prepara in casa le miscele.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
[Ultima modifica al’articolo: 5 marzo 2022]
Per approfondimenti sulla multipotenzialità: “Perché alcuni di noi non hanno una vera vocazione”, di Emilie Wapnick (con sottotitoli in italiano).
Per approfondimenti sulla vocazione si legga questo mio articolo: Vocazione personale, questa sconosciuta…(quando non sai cosa fare della tua vita).
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Applicabile?
Boh
Buonasera Roberta, grazie per il commento. Riguardo l’applicabilità, ciò che ho scritto è più che altro una serie di spunti e suggerimenti che – spero – possano essere di aiuto. Un cordiale saluto.