Come si svolge un colloquio di floriterapia? Cosa è lecito aspettarsi e cosa no?
Nel caso di incontri de visu (cioè non online) è bene che il terapeuta e il cliente siano seduti l’uno di fronte all’altro, né troppo vicini né troppo distanti, possibilmente senza oggetti che ostacolino la completa visuale e soprattutto senza altre persone (amici e/o eventuali accompagnatori) che ascoltino. A questo punto il colloquio inizia e si divide in due momenti.
COLLOQUIO. Il terapeuta chiede qual è il motivo che ha portato il cliente da lui e questi inizia a parlare (o, nelle consulenze via mail o via chat, a scrivere).
Il terapeuta deve ascoltare in maniera distaccata ma al tempo stesso empatica, cioè deve capire i sentimenti dell’altro ma non deve sentirsene coinvolto emotivamente, non deve giudicare nessuno (il giudizio non dovrebbe nemmeno pensarlo!) e non deve prendere le parti del cliente. E’ necessario, a mio avviso, che il consulente, per essere sufficientemente pulito, abbia fatto un buon percorso psicologico su se stesso onde evitare pericolose proiezioni. L’ascolto deve essere effettuato attentamente, non bisogna soffermarsi solo su ciò che ci colpisce perché magari la parte più importante è un’altra.
Dopo aver ascoltato, il terapeuta riformula quanto è stato detto senza aggiungere né togliere nulla e senza fornire interpretazioni. Deve poi porre delle domande di approfondimento su due versanti: riguardo il tema portato dal cliente e riguardo la sua personalità, per capire come inquadrare la situazione, quale può essere l’evoluzione del trattamento, cosa davvero c’è dietro al problema ecc. (In realtà secondo me si capisce molto di un cliente non tanto da ciò che dice ma da come si comporta durante la consulenza, cioè da come parla, da come si muove, da come scrive ecc.).
In sostanza il terapeuta deve individuare due tipi di disagio: il disagio manifesto (estrapolabile dall’eloquio e dal linguaggio non verbale) e il disagio non manifesto che è la causa di quello manifesto. Ad es. una persona dice: “sono indeciso se restare a vivere qui o andare via.” Ok, per quel tipo di disagio c’è il fiore Scleranthus ma… perché sei indeciso? Il cliente infatti può non essere cosciente di alcuni blocchi: ad es. può dire “qui non trovo nulla di interessante.” E questo può essere vero… ma facendo le giuste domande, scavando un po’ di più, può venir fuori che la persona può avere un conto in sospeso con qualcuno del suo passato per cui sente il bisogno di risolvere un problema di cui però lui non è ancora del tutto consapevole.
Lo scopo della consulenza è quello di individuare i giusti fiori, quelli necessari per la terapia. Il terapeuta deve investigare un po’, ma solo nella maniera necessaria. Non darà consigli sulla situazione, non parlerà di sé e non consolerà; dovrà però porre una certa attenzione agli obiettivi, all’accompagnamento del cliente e alla gestione delle aspettative (spiego meglio più avanti).
CONSULENZA VERA E PROPRIA. Finito il colloquio, il terapeuta scriverà i fiori e spiegherà il metodo di assunzione. A questo punto è bene avvisare il cliente che la terapia può favorire l’attività onirica (sogni belli ma anche brutti) e che può esserci la cosiddetta crisi di coscienza (la consapevolezza che i fiori danno può far scaturire anche rabbia, ad esempio: “ma perché finora mi sono fatto/a trattare così?”) che è però superabile grazie ai fiori stessi giacché essi portano dove il soggetto può arrivare, e non oltre. Dovrebbe anche ricordarsi di dire che la lingua non deve toccare la pipetta.
SEGUITO DEL TRATTAMENTO. Dopo circa 20 giorni dal primo incontro è consigliato un colloquio a cadenza mensile (almeno per altri due mesi) al fine di verificare l’andamento della terapia e, eventualmente, apportare modifiche alla miscela in base agli stati d’animo risvegliati.
IL RUOLO DEL FLORITERAPEUTA (GESTIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE ASPETTATIVE). Il ruolo del floriterapeuta non è solo quello di consigliare i giusti fiori (sebbene molti terapeuti facciano così) e di fare un buon colloquio ma è anche – soprattutto – quello di accompagnare il cliente in un percorso di crescita personale. I fiori infatti lavorano su certi stati emotivi e ne fanno affiorare, di volta in volta, altri.
Il cliente stabilisce fin dove vuole arrivare e il terapeuta lo accompagna nel risveglio della sua consapevelezza affinché si renda conto del cambiamento in atto e dell’impegno necessario per stare meglio. Questo è molto importante perché molte persone hanno un approccio – diciamo – “farmacologico” rispetto ai fiori, cioè delegano alla preparazione della formula il loro futuro malessere o benessere. Il terapeuta deve far capire al cliente che i fiori aiutano e sicuramente fanno una buona parte di lavoro, ma un percorso personale fatto come si deve richiede anche un po’ tempo, di umiltà e di impegno personale.
“L’effetto dei fiori è meraviglioso, ma non tutto è meraviglioso nella terapia.”
(R. Orozco in Fiori di Bach. Strumenti e strategie terapeutiche di R. Orozco e C. Hernàndez Rosety)
COSTO E DURATA. Il colloquio dura all’incirca 30, massimo 60 (specialmente se è il primo) minuti e può costare dai 25 euro in su; il cliente ha il diritto di vedere rispettata la sua privacy riguardo tutto ciò che svela durante la consulenza.
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
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NB. Questo articolo, sebbene riporti come giorno di pubblicazione il 14 giugno 2018, è stato scritto precedentemente (sempre nel 2018) ed era già pubblicato sul Verde speranza blog ospitato da Wix e Altervista. – Ultima modifica all’articolo: 4 marzo 2021, ore 17:29.
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Per approfondire l’argomento:
Se conosci la lingua spagnola e vuoi farti un’idea di come si svolge un colloquio guarda il video Consulta de Flores de Bach di Artur José Lopes
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